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Il
lockdown ha fatto sì che fosse rispettato inevitabilmente un
isolamento e distanziamento sociale senza margine di negoziazione
della libertà individuale.La
fase 2 al contrario, non ha preparato nessun piano preventivo
efficace, e l’ effetto di misure più permissive ha dato modo di
provare, sbagliare e aggiustare in corsa con conseguenze diverse e
più eclatanti in alcuni luoghi piuttosto che in altri. E’
stato possibile riprendere le relazioni interpersonali, viaggiare,
riaprire attività commerciali e tornare a lavoro con indicazioni che
rientrano per lo più nel buon senso comune e con alcuni obblighi
come quello di indossare categoricamente mascherina, guanti previa
sanificazione delle mani, e mantenere comunque un distanziamento
sociale.
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La ripresa di alcune attività, ha dato la possibilità per i bambini di tornare a giocare nei parchi, di
riprendere attività motorie all'aperto in piccoli gruppi, e ricominciare a condividere spazi pubblici.
Soprattutto si sono palesate le vecchie malsane abitudini che il lockdown non ha resettato.
Emerge
essenzialmente la disattesa illusione che il post Covid avrebbe
cambiato le abitudini, il pensiero comune e portato ad una
maggiore responsabilizzazione dei “gesti di barriera” e dei contatti
tra le persone.
Nemmeno
la mascherina è il denominatore comune per i comportamenti
favorevoli a ridurre i contagi. Viene portata al braccio o al collo come un ulteriore accessorio.
Nessun
cambiamento significativo c’è nella ripresa dei soliti usi e costumi: genitore incollato al cellulare mentre i figli
giocano da soli, il bivacco reiterato seppur vietato in centro città, o in
chi il proprio cambiamento interiore e fisico l’aveva già
intrapreso prima della pandemia.



Se durante la Fase 1 ci siamo tutti sforzati di accettare le regole e il confinamento, puntando lo sguardo verso se stessi in modo intimistico, silenzioso, fatto di riscoperte e sentimenti contrastanti; al contrario, nella fase 2 si cerca di rimuovere le conseguenze di quel sacrificio, la prova più difficile a cui non eravamo preparati ad affrontare, cioè un maggior confronto, dialogo, rispetto e condivisione quotidiana degli spazi familiari con comportamenti etici assimilati.


Nella ricerca e osservazione degli atteggiamenti della comunità all'interno della città a vocazione turistica, è stato possibile documentare molteplici momenti di vita cittadina accompagnate da un nuovo accessorio che è la mascherina tenuta sulla bocca solo da una generazione che ha subìto maggiormente le conseguenze del Covid19, nel totale irrispettoso disinteresse del resto della popolazione convinto che non lo riguardi.
Questo mio lavoro è la documentazione della fase post Covid
per il progetto collettivo fotografico "Changes" di Officine Creative Italiane.
Tesoro sei meravigliosa come reporter, ma soprattutto come essere vivente e pensante!!!!
RispondiEliminaTvb
Ti ringrazio moltissimo per aver dedicato il tuo tempo al mio articolo, e sono felice per il tuo commento ovviamente, soprattutto mi interessa sapere che condividi o meno il mio reportage.
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