Urbex: fotografare il passato

Villa Settecentesca abbandonata in toscana


Il termine urbex è la contrazione delle parole inglesi urban exploration. Non si tratta semplicemente di esplorare luoghi abbandonati, dietro la scelta di addentrarsi in ambienti desolati e in rovina, c'è molto di più.
L'urbex fotografico ha un intento ben preciso, quello di raccontare in foto ciò che è stato, lasciare testimonianza di una magnificenza architettonica  e di un vissuto all'interno dell'edificio. Si ricostruisce un percorso storico attraverso la ricerca di oggetti, libri, riviste, arredi e suppellettili dell'epoca. Si racconta la storia di chi ha abitato quei luoghi, gli usi e le abitudini, con immagini intrise di una malinconia e decadenza, a volte evidenziate con un drammatico bianco e nero. Il fotografo che spesso rischia la vita a causa di cedimenti strutturali, non si arrende alle macerie, agli ingressi sbarrati, e alla possibile denuncia per violazione della proprietà privata. Vuole scoprire! Vuole riportare alla luce la bellezza del tempo che fu, strappare le ragnatele non solo fisicamente dagli ingressi, ma soprattutto dall'oblio dell'umanità.

Villa settecentesca abbandonata in toscana


villa settecentesca abbandonata


Riviste e oggetti vintage


Spesso riesce a rivelare l'azione del tempo sulle cose, un sentimento nostalgico di periodi storici che non abbiamo vissuto o che ritroviamo sentendoci catapultati in una vita precedente. La storia si dipana attraverso saloni e scalinate impolverate, divani sgualciti, alcove profanate dalla rovina, come fossero testimoni silenziosi di passaggi storici. L’urbex è caratterizzato da una forte dose di curiosità e coraggio, chiavi d'accesso ad una sorta di archeologia artistica, industriale e umana, che porta all'inevitabile indagine sulla vita di chi ha abitato i luoghi.  Non è sufficiente avere la macchina al collo, è necessario avere lo sguardo allenato a fotografare il bello nel brutto, nella desolazione. Diventare uno storyteller di emozioni e fattisenza didascalie.


Porta rotta e scritta sul muro

L'esplorazione ha in sé la volontà di entrare senza far rumore, in quella che fu una vita privata altrui, con la sensazione del tempo sospeso in un ambiente in decadenza, dove l'attimo è stato fermato al giorno dell'abbandono. Non tutti i visitatori hanno lo stesso intento e lo stesso rispetto di un fotografo urbex. I passaggi dell'uomo a volte, sono caratterizzati dalla vandalizzazione o dai writers che vogliono lasciare il segno, alterando e svilendo quelle che sono le emozioni dettate dallo "spessore" del luogo. Ci sono sensazioni tattili ed emotive intense in un ex istituto infantile, un ex ospedale psichiatrico, dormitori di operai in disuso e chiese sconsacrate. In tali posti va in scena l'esistenza, la frustrazione, la fatica, la sofferenza e la privazione di chi animava quegli ambienti.


Interni ex manicomio Volterra

sedia a rotelle e ambienti abbandonati


Quando fotografi il silenzio restituisci tempo e dignità agli oggetti, che dicono molto di chi li ha posseduti e abbandonati, di chi li ha usurpati e dimenticati con insufficiente educazione, cultura, rispetto. Dopo ore di esplorazione nell’eco dei corridoi, dei click e dello scricchiolio dei pavimenti, concludi lasciando la scena intatta, come un investigatore che ha trovato le "prove”, un attore che lascia il palco o come uno spettatore emozionato da ciò che ha visto.


Interno dell ex manicomio di Volterra con sedie di cinema



Non chiedete a un fotografo urbex dove ha scattato, non rivelerà mai il luogo: un po’ per tutelarlo, un po’ per restituirvi il mistero e lasciarvi il piacere e la sfida di scoprire dove si trova con pochi indizi sapientemente celati tra le righe del suo racconto.


scale e ascensore abbandonati

Se volete vedere altri scatti seguite il link https://www.instagram.com/virgi__chic/?hl=it

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